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I GRAFFITI DELLA CAPPELLA
Tracce di passaggio a futura memoria di viandanti, pellegrini e condannati a morte
All'interno della cappella si trovano moltissimi graffiti incisi sugli affreschi stessi, la maggior parte nella parte inferiore degli affreschi.
I vecchi graffiti meritano un discorso particolare, perchè non dimentichiamoci che a quei tempi, quando pochissimi sapevano scrivere,
lasciare il proprio nome, la data o un'invocazione al Santo era qualche cosa di ben diverso dalle moderne scritte che a volte
possono essere deturpanti e senza alcun valore.
Le date che si ritrovano in S. Bernardo delle Forche, come in altre cappelle della regione, servono per la datazione probabile,
anteriore comunque a quella graffita.
Molto diffusa doveva essere questa usanza, e specie fra le persone colte e importanti.
Si può rilevare anche un'abbondanza di stemmi e simboli grafiti, non solo scritte.
Nella fig. 4 uno reca la data 1559 e la scritta "W Savoia" e il monogramma FERT (è il motto di casa Savoia, del Regno di Sardegna
e del Regno d'Italia, adottato da Amedeo VI).
I nomi dei Santi sono scritti in eleganti caratteri gotici come molte preghiere.
Una scritta molto lunga è incisa sul bordo della "Buona e Cattiva preghiera".
Forse erano commenti ed esplicazioni dell'iconografia.
Parecchie scritte sono in tedesco e molte altre in latino, spesso già volgarizzato.
Interessanti sono le figure umane appese al patibolo, e quella, quasi infantile nel tratto, di un piccolo diavolo cornuto.
Tra le figure simboliche troviamo il cosidetto "Nodo di Salomone" (un quadrato ansato sugli angoli, antico simbolo oggi
comunemente usato nell'Europa settentrionale, dove compare spesso soprattutto nell'araldica inglese dove è meglio conosciuto
come "nodo di Bowen") e una grande Croce formata da una corda intrecciata (fig. 5).
Alcuni devono aver impiegato parecchio tempo a realizzare l'incisione, eseguita poi con cura, per lasciare un messaggio di fede o di costume,
che oggi ci giunge da quei tempi lontani come qualche cosa di misterioso o di sacro.
I signori e i nobili usavano il cavallo, i prelati e i ricchi mercanti le mule, ma gli altri tutti andavano a piedi per le lunghe
strade polverose o per i sentieri.
Il tempo quindi aveva un'altra dimensione per quelle genti in qui secoli, che certamente non avevano l'ansia di correre dei nostri giorni,
e si potevano quindi fermare per riposare a lungo nella penombra delle piccole cappelle e per ripararsi magari dal sole nei giorni
della calura estiva, o dal freddo pungente delle notti invernali.
Lasciavano poi sui muri l'espressione del loro ringraziamento e la testimonianza della loro fede, o potrebbero (nel caso di persone
condannate al patibolo) aver anche lasciate scritte le loro ultime parole per esorcizzare la paura.
(*) rif. BIBLIOGRAFIA